EVS intorno al lago
Il primo Febbraio 2017 ha inizio il mio progetto di volontariato europeo.
La scelta dell’ hosting organization aveva come prioritá quella di incontrare un tipo di esperienza diversa dall’usuale, quindi la ricerca di un luogo possibilmente non metropolitano, di un ambiente che mi desse la possibilitá di essere a contatto con una realtá rurale, lontana dagli standard cittadini europei, se cosí si puó dire.
Trovarsi quindi in pieno inverno in un villaggio di tremila persone, dove il modo piú efficace per spostarsi (e l’unico disponibile) é la bicicletta e l’unica lingua parlata é l’ungherese, per quanto estrema, era esattamente la situazione che stavo cercando. Niente pensieri per gli scioperi dei mezzi pubblici, nessuna possibile lamentela riguardo alla folla al mercato cittadino o agli schiamazzi notturni. Alle otto di sera si spengono le luci, solo quelle timide di qualche televisore rischiarano le tende davanti alle finestre, e la strade sono vuote e silenziose.
E questo é esattamente lo scenario a cui ho assistito mentre con la fiat Punto di Dániel scorrevamo all’interno di Kápolnásniék, dopo una quarantina di minuti di strada dall’aeroporto di Budapest e dall’aereo che mi ha portato in Ungheria. É stato quindi un gran conforto entrare insieme nel mio appartamento, una simpatica casetta che sembra uscita da una fiaba, con una grande stufa di maiolica al centro, tante finestre che danno sul letto matrimoniale e caldi tappeti sui quali ancora non oso camminare con le scarpe.
Nei giorni seguenti, senza tempo per sentire la mancanza di casa, si inizia ad entrare in contatto con la comunitá e a definire i miei rapporti con le scuole all’interno delle quali sto lavorando adesso.
Ad oggi, la mia settimana si divide tra due scuole, la Zöldigét általanos iskola, una scuola elementare e media bilingue inglese-ungherese situata a Velence, e la Vörösmárty általanos, complesso scolastico di Kápolnásniék che ospita studenti dalla scuola elementare alle medie-superiori.
Nella prima, sono stato calorosamente accolto dall’ala linguistica dei docenti, i quali mi hanno inserito, dandomi l’occasione di tenere presentazioni culturali, lezioni di disegno e attivitá ludico-didattiche nelle loro lezioni, sia nelle classi bilingui che in quelle normali. La comunicazione é sempre avvenuta in inglese.
Nella seconda scuola ho avuto la piacevole sorpresa di trovare delle classi della scuola superiore dove sono presenti corsi di lingua italiana. Quindi Lénard, il professore di italiano, mi ha rapito e messo sotto la sua ala sin dal primo momento, permettendomi di avere letture e lezioni di conversazione. Talvolta, anche le insegnanti di inglese mi ospitano per lezioni di conversazione con gli studenti.
Generalmente in entrambe le scuole ho percepito un grande entusiasmo per la possibilitá di inserire una novitá nei loro programmi.
Passate un paio di settimane, dopo essere entrato un minimo nelle dinamiche scolastiche e sociali, grazie a qualche festa e incontro organizzati dall’associazione, ho iniziato a proporre attivitá pomeridiane extra-scolastiche, cercando di sfruttare anche piattaforme social.
Le attività, che hanno avuto successo e stanno avendo luogo tuttora, riguardano il disegno, dai fumetti all’illustrazione, la conversazione in lingua inglese, e lezioni di lingua italiana.
La scuola bilingue mi ha dato anche la possibilitá di condurre delle lezioni d’arte pratica tutte per me, ai quali gli studenti interessati hanno potuto iscriversi. Il gruppo, all’inizio folto a causa della curiositá, si é ridotto pian piano lasciando un comunque numeroso gruppo di ragazzi appassionati.
Per quanto sia un piccolo villaggio, la solitudine in cui mi aspettavo (e speravo!) di trovarmi ha fatto presto a scomparire. Molti degli studenti piú grandi della scuola superiore, oltre a partecipare alle attivitá che ho organizzato, hanno iniziato ad invitarmi nelle loro. Le attivitá, da didattiche sono divenute gastro-alimentari, ho avuto modo di trasformare in pratica le lezioni di lingua fornite dall’associazione e di conseguenza anche la mia immagine sta cambiando. Se nei primi giorni e settimane potevo sembrare un alieno, adesso con molti ragazzi c’é un rapporto di amicizia, e iniziano a crearsi dei risultati che vanno oltre il curriculum vitae.
Grazie a questi legami sto cercando di aiutare anche l’associazione nel dissemination process, in modo da informare le persone e promuovere l’attività di volontariato tra i giovani del luogo. Non si tratta di un’attivitá semplice dal momento che tra i giovani ungheresi, cosí come in Italia, l’universitá é ritenuta il naturale proseguimento della scuola superiore, anche in assenza di una particolare aspirazione lavorativa o formazione specifica. Allo stesso tempo sto aiutando l’associazione, quando richiesto, in lavori burocratici e d’ufficio.
Dai ragazzi dell’associazione ho avuto anche l’aiuto nel disporre dei mezzi utili per godere del paesaggio. Specialemente adesso che il tempo é un po’ piú clemente, ho iniziato a girare intorno al lago con la bicicletta(28 Km!) e a solcare le sue acque con il kayak, avvicinandomi e osservando la vita dei tanti animali che le abitano. Specialmente la sera, dopo una giornata di lavoro, non c’é cosa che mi renda piú sereno di una corsa lungo le sponde, aspettando che il sole scenda dietro le colline insieme agli scorbutici cigni che tengono lontani i maschi di troppo.
Nonostante cercassi un’esperienza rurale, devo dire di essermi lasciato una uscita di sicurezza. Velence e Kápolnásniék si trovano infatti a circa 45 Km di distanza da Budapest, poco piú di 45 minuti di treno. Dopo l’esperienza dell’ on arrival training, la cittá é divenuta un importante rifugio emotivo, dal momento che durante il training ho stretto profonde amicizie con altri volontari provenienti da tutta Europa. Per questo, molti fine settimana, soprattutto quando i giorni di lavoro sono stati intensi, prendo il treno per Déli e godo dei benefici di nuove e calorose amicizie e di tutte le attivitá che la capitale ungherese ha da proporre.
Si tratta di una cittá varia e attiva, dove al dilá delle attivitá turistiche vivono molte realtá artistiche che mi hanno rapito e interessato nel profondo. Oltre a queste, la maggior parte delle attivitá di attivismo politico e culturale si svolgono e snodano per le sue strade, quindi ho avuto la possibilitá di assistere in diretta ai movimenti e alle reazioni della popolazione ad una delle situazioni politiche piú delicate d’Europa. Soltanto nel momento in cui mi ci sono trovato mi sono reso conto dell’effettiva posizione di testimone che sto rivestendo.
É la prima volta che vivo fuori dal mio paese d’origine per un periodo prolungato. Non avevo neanche immaginato di farlo fino a poco prima di inviare l’application. Magari proiettato qualche immagine per aria, come quando qualcuno ti parla di qualche esperienza esotica e semplicemente tu copi e incolli l’immagine che hai di te in quello scenario, ma senza effettivamente immaginarti alcun tipo di relazione emotiva o sensoriale.
Ho tagliato l’aria fredda e umida con la mia faccia a bordo della mia bici. Ho timidamente provato a smettere di chiedere ai commercianti in inglese, ma usando la lingua del luogo.
Ho iniziato a trasformare l’imbarazzo dell’essere ignorante nella gioia di imparare da zero.
Antonio