L’altra faccia della medaglia SVE
Ad aprile 2017 mi sono trasferita a Lubiana, Slovenia, per 10 mesi e mezzo di SVE. La città è meravigliosa, il paese pure. I primi giorni sono molto intensi, io e i miei colleghi e coinquilini iniziamo a conoscere Bob, il centro giovani che ci ospita, e iniziamo anche a conoscerci tra di noi.
È difficile inserirsi all’interno delle attività, ce ne sono parecchie e non sembra che le informazioni importanti arrivino a tutti. L’organizzazione all’interno del centro giovani è quella che è, ma in un modo o nell’altro ci arrangiamo. La nostra coordinatrice lancia un progetto, e ci tuffiamo tutti dentro: costruiamo una casa stregata. Dalla pianificazione all’organizzazione, dalla storia ai dettagli, dalla creazione all’implementazione, abbiamo fatto tutto. Personalmente mi sono occupata della creazione, organizzazione, dei costumi e ci ho pure recitato dentro. È stata una di quelle cose che non hanno nulla a che fare con il mio curriculum, ma sono decisamente divertenti. Come tutte le cose belle però, anche la casa stregata è giunta al suo termine. A partire da settembre siamo tornati ai ritmi normali di Bob. Tra la completa mancanza di organizzazione del centro giovani e alcune turbolenze personali, i mesi successivi non sono stati un periodo produttivo nei sensi dello SVE. Ho colto l’opportunità per girare la Slovenia, che è un gioiello a tutto tondo. L’atmosfera lavorativa è venuta completamente a mancare, e la situazione a casa, con i miei colleghi volontari, è degenerata del tutto. Questo probabilmente perché ci trovavamo in momenti diversi della nostra vita e ci aspettavamo cose diversi dallo SVE. Per me, da un punto di vista personale, è stata una delusione non essere riuscita a imparare lo sloveno, che era uno dei motivi principali per i quali mi ero trasferita. Il centro giovani non è stato in grado di organizzare un corso di lingua, solo qualche ora qua e la, la maggior parte di queste a dicembre e gennaio, ovvero quando ormai stavamo per partire. Di sicuro ho imparato molte cose durante i miei mesi in Slovenia. Da una parte ho imparato a conoscere la cultura balcanica e il mix culturale che caratterizza la Slovenia, apprezzando infinitamente le mille sfaccettature e incongruenze che rappresenta. Dall’altra ho sofferto molto la mancanza di un minimo di igiene in appartamento, l’attitudine festaiola di alcuni dei miei coinquilini, che portavano sconosciuti e sostanze più o meno legali a casa, rendendomi la “fuga” quasi una necessità, come anche l’impossibilità di integrarmi davvero a causa della lingua. Sono abituata a vivere all’estero, nella mia vita ho vissuto in 6 Paesi diversi e la Slovenia è l’unico nel quale mi è successa una cosa del genere.
Adesso che di nuovo mi sono trasferita in un altro Paese e faccio quello per cui il mio percorso universitario mi ha preparata, vedo il mio periodo sloveno con un misto di nostalgia e sollievo. Nostalgia per le piccole cose che hanno reso l’esperienza una gioia e un continuo imparare, sollievo per la mia cucina pulita, senza resti di cibo, colonie di insetti e muffa ovunque.