FUGGI! Buoni consigli by Alice
Il 16 ottobre è arrivata, a me come a tutti i frequentanti l’ultimo anno del nostro liceo, una mail dal prof. Titin che ci metteva al corrente della possibilità di partecipare con l’Associazione torinese Eufemia ad uno scambio internazionale Erasmus+, quindi completamente finanziato dall’UE, dal 3 all’11 novembre in Romania o dal 10 al 17 dicembre in Macedonia.
Mi si sono accese due lampadine, immediatamente: Bilbao, location del primo scambio a cui avevo partecipato la scorsa estate e da cui ero tornata stracolma di gioia, e FUGGI, quest’ultima parola come l’espressione di una necessità dettata dalla sensazione di costrizione che provo ormai dopo pochissimo tempo in un luogo troppo conosciuto o nel fare cose che non abbiano un sapore nuovo e fresco, ma terribilmente quotidiano.
Ho compilato perciò l’application per Poiana Negrii, in Romania, e dopo quattro giorni ho saputo che ero stata selezionata, insieme a Nassim (5A) e Elisabetta (5B); saremmo partiti 14 giorni dopo con un group leader scelto dall’Associazione, a cui devo moltissimo per come è andata questa esperienza, e altri quattro ragazzi provenienti da diverse zone d’Italia.
Quante cose sono cambiate per me da quando sono partita per lo scambio precedente lo sanno le persone che mi vivono ogni giorno, che hanno partecipato al mio ritorno da quello, alla mia partenza per Londra e al mio rientro, a quest’ultima partenza.
Partivo infatti quel 20 di Luglio 2016 con la paura fortissima di non farcela, di aver dato troppa fiducia ad un corpo che sentivo di avere ancora fragilissimo, ad un’anima ancora impreparata a spiccare sola il volo; e benché fossi tornata con la consapevolezza di esserci riuscita, di aver scommesso su me stessa e aver vinto, sentivo di mancare ancora di qualcosa per poter raccogliere a piene mani i frutti di quell’esperienza.
Questa volta c’è stata più consapevolezza nel momento della scelta, più preparazione come individuo, più certezze nelle mie capacità, nell’appoggio che avrei ricevuto da amici e sconosciuti. Meno paure, più voglia di lanciarmi nel vuoto e magari anche di cadere, di sbucciarmi le ginocchia e rialzarmi dolorante, stringendo però la mano di chissà chi.
Ho messo il cuore in ogni attività, dalla più banale a quella più impegnativa; in ogni sguardo gettato tra gli altri alla ricerca di uno che lo cogliesse e ricambiasse, per sentire sotto pelle quella sensazione impagabile di non essere sola; in ogni sorriso che ho rivolto a volti altrettanto sorridenti quanto a quelli più corrucciati; in ogni buongiorno pronunciato in lingue diverse dalla mia e in ogni buonanotte senza voce, che era un abbraccio alle 5 di mattina sulle scale del rifugio che ci ospitava.
Sono cresciuta moltissimo, me ne accorgevo giorno dopo giorno, mentre il mio inglese tutt’ora impreciso si faceva più chiaro, meno esitante; quando ad un volto truce rispondevo con parole gentili e un sorriso, cercando di capire; quando con calma limavo i miei spigoli più ingombranti per poter abbracciare idee diverse, opinioni che certo non condividevo ma potevo accettare; quando invece con forza sostenevo le mie, di idee, senza la paura di doverne accettare le conseguenze. Ho conosciuto persone splendide, stretto nodi fortissimi tra i fili mia esistenza e quelli di quelle altrui.
Ho visto paesaggi mozzafiato, visitato una cittadina molto caratteristica, registrato un film, prodotto moltissimo materiale sul tema, partecipato a discussioni edificanti e molto interessanti, scoperto cose, condiviso esperienze, vissuto altre vite attraverso i racconti di chi, effettivamente, le aveva vissute.
E non vedo l’ora di prendere il prossimo volo.
Alice Ruffa