Disability wins, humanity wins – back home

Il nostro viaggio è iniziato il primo ottobre, tra code saltate, corse in aeroporto, last call all’imbarco, scali persi e ansia per i bagagli. Ma dopo aver preso un treno, due pullman e due aerei siamo finalmente giunti alla nostra ambita destinazione: Karaman, antica città della Turchia, luogo di nascita della lingua turca.
E il turco sembrava proprio essere l’unica lingua conosciuta. Al nostro arrivo in hotel ci hanno assegnato le camere e siamo stati divisi per nazionalità ma non per sesso (gender equality?), in ogni caso il fato ha voluto che io finissi in stanza con Sara e Cassandra, che hanno positivamente accettato la mia presenza (essendo io il group leader non è che potessero opporsi più di tanto).

 

Dopo aver riposato sufficientemente,
il primo giorno è iniziato con giochi di conoscenza insieme ai nostri compagni di viaggio azeri, slovacchi, turchi e albanesi. Ecco uno dei nostri primi selfie in assoluto!

 

Nel pomeriggio siamo andati a fare un giro turistico della città, abbiamo camminato… Camminato ancora… E scattato molte foto…

Dopo essere riusciti a superare il trauma delle patatine fritte fredde a colazione abbiamo iniziato le attività riguardanti il tema dello scambio: abbiamo incontrato e giocato con alcuni bambini disabili, successivamente visto che eravamo in una palestra hanno ben pensato di farci fare un po’ di zumba, io non avevo firmato per questo, povero me. Comunque le ragazze dicono di essersi divertite.
Per il giorno seguente il programma prevedeva: “Geleceğe El Izi Birak Activity”, tra discussioni amichevoli e zuppe piccanti nessuno aveva risolto il mistero dell’attività impronunciabile. Nonostante il nome sia ancora sconosciuto ai più, l’attività consisteva nel dipingere il muro circostante alla scuola elementare per bambini disabili.
Dipingere con i pennelli? Macché! Meglio con le mani! Ecco le mie bellissime partecipanti tutte colorate:

Quella stessa giornata siamo stati portati in un villaggio fuori città e nel pomeriggio abbiamo fatto un picnic-barbecue degno di qualunque pranzo della domenica al sud Italia. Con la pancia piena siamo andati a fare un giro… non c’era molto da vedere, ma la luce per le foto era perfetta.

Gli altri giorni sono passati molto felicimente, abbiamo assistito a lezioni individuali con bambini disabili provando anche in prima persona ad insegnare loro qualcosa, siamo andati a visitare la scuola media e liceo per disabili e abbiamo avuto la possibilità di giocare con loro durante l’intervallo. Abbiamo provato a cenare essendo bendati, fumato narghilè, bevuto litri e litri di çay (tè), mangiato kebab e baklava, bevuto caffè e letto il futuro dal fondo residuo. Ci siamo anche allenati qualche volta insieme alle coraggiose partecipanti.
Ma soprattutto abbiamo conosciuto persone fantastiche, menzione speciale va agli albanesi e al loro group leader Xhoi che ci hanno tenuto compagnia per tutto lo scambio, tra risate, abbuffate, balli e canti.

Un saluto speciale al team albanese con questa foto rappresentativa!

Un grazie speciale alle mie stupende compagne di viaggio Dahiana, Martina, Sara, Cassandra e Beatrice.

E naturalmente a tutti quelli che hanno lavorato dietro le quinte, per averci dato questa possibilità.

Dario